La stagione delle Nebbie: Atto I°-Preludio

 

E' Novembre!

Due dita di cerone bianco sulla mia pelle stanca di questo rituale.

Contornocchi nero pece e scarpe lucide di fango.

Vestito e camicia scura sul mio senso di smarrimento.

 

Il brusio della gente intorno al palc-osceno del mondo affievolisce.

E le corde dei pensieri aprono lente le tende della bruma.

Pesanti e polverose tende rosse nel teatro del passato.

"Queste, per voi, si apriranno ogni settimana del mese. Non Mancate!".

 

La stagione delle Nebbie inizia.

Il silenzio ammutolisce di fronte al rispetto dei ricordi in processione.

Dignità in passi lenti.

In fila, col capo chino, ognuno col suo cofanetto in una mano, l'altra sulla spalla del prossimo.

Non c'è spazio per la melancolia tra loro, stretti gli uni agli altri.

 

Ed il brivido della memoria umida ti afferra la nuca.

Una patina leggera e bagnata sui respiri notturni di questa cervicalgia del passato.

Come una pennellata blu notte su un quadro di aranci e rossi.

Una dolcissima donna da baciare dalle fredde labbra livide.

 

Tutto è coperto d'incanto immobile.

Una foto sgualcita dei primi del 900 profumata di tempo trascorso.

L'aria odora di nostalgia e bosco umido di funghi spuntati.

E i sorrisi e la gioia sono candele in secondo piano sfuocate nella foschia.

 

Come una goccia cadente sul viso di tenero rancore e rabbia dolce.

Come quando sai di aver gettato la tua occasione migliore.

Come quando perdi tra la sabbia nera un oggetto semplicemente inestimabile.

Come quando vedi una sagoma svanire lenta nella fredda nebbia di Novembre.

 

Silenzio in sala!

Rispetto in sala!

La maschera è tra il pubblico!