E...se...

 

E se pensassi che tutti i foto ricordi che mi mancano fossero nascosti in qualche luogo lontano

preparei due valigie vuote in bianco e nero.

Rammen-daggherotipi del mio passato consumato.

E se vivessi a poco a poco i secondi che fluiscono dentro le mie ore e cercassi un modo di contarli

perderei il senso del tempo che perdo.

Bevendo la sabbia che passa nel mio corpo-clessidra.

E se pagassi le voci della mente, le note del cuore, le pulsazioni del ventre come ferite infette

spenderei tutti i miei soldi ascoltando Cure.

Gocce di limone e aceto che sciolgono il sale dentro.

E se una volta di troppo vedessi il mio viso riflesso negli specchi d'altri verdocchi infranti

raccoglierei pezzi di vetro a mani nude.

Sanguinando le dita per contornare la vista.

E se l'alone del mio respiro fosse così forte da sembrare un sospiro di sollievo su vetrate

riposerei il viso ed i pensieri su una pancia.

Perchè l'anima si condensa su un ventre caldo.

E se le attese alla stazione del cuore mi portassero a comprare un giornale ed una tazza di thè

passerei tutti treni seduto nella sala d'aspetto.

Una campanella che annuncia l'arrivo dei miei ritardi.

E se, danzando con le tue mani e sguardi di sguardi, pestassi un piede ai passi sbagliati

non mi accorgerei della fine della musica.

Ballando fino alla fine dei tempi sordi e muti di noi.

E se contassi dentro le mie scarpe tutti i passi che mi hanno condotto qui davanti a te

sorriderei perchè me ne rimarrebbe solo uno. 

Un gesto lungo un coraggio d'intenzioni condivise.

E se accordando il mio strumento non riuscisssi a far tacere le mie stesse dissonanze

cambierei semplicemente la chiave di ascolto.

E tutto sarebbe sintonicamente obliquo e traverso.

E se lavandomi il viso non potessi cancellare i brutti pensieri sotto la barba di tre giorni

traccerei con una penna indelebile le mie rughe.

Per ricordarmi i giorni scavati da risate clamorose.

E se tornando a casa dopo un lungo viaggio sentissi odore della voglia di andare via

preparerei la vasca, un thè ed andrei via di nuovo.

Così chè la mia casa non si senta sola di cura e dimora.

E se le chiamate fatte nel cuore della notte potessero raccontare i pensieri notturni

si leggerebbero chiari sui tasti di un telefono.

Perchè ogni numero digitato è unico ed irripetibile.

E se guardandoti andare via di spalle potessi solo immaginare i tuoi pensieri sul viso

non potrei vedere la tua bocca che ride di rossetto.

Danzantimide espressioni giallo gioia sui tuoi passi di tacco.

E se davanti ad un tramonto seduto su un colle che strapiomba sulla mia città ascoltassi

sentirei i fili d'erba crescere come speranze.

Ne strapperei un pò da terra per infilarli in tasca.

E se continuassi a chiedermi quello che è stato per quel che sarà in questo momento

attenderei le mezzanotti come lavatrici domenicali.

Per lavare sporche domande e stendere risposte pulite e profumate.