Donne dell'altro mondo: La perla di Cienfuegos.

 

Sdraiato sulla sabbia di palme ondeggianti ed assolate...occhi chiusi, testa tra le braccia e vento tiepido sulla schiena...mi sento chiamare!

Alzo pigramente il capo ed i Ray Ban...esce dall'aqua come le note del pianoforte dalle dita magre di Ruben Gonzàlez...una bruna melodia de rìo.

Celìa!

Capelli di pece raccolti in un milione di ricci a coda.

Ed ogni riccio è un pensiero torbido che faccio sulla sua pelle di mogano bagnata di mare.

La vedo avvicinarsi lenta, camminardanzante come se ci fosse una muta melodia di son cubano sotto i suoi passi.

Si ferma davanti a me, s'inginocchia nella sabbia e posso sentirne il profumo di canna da zucchero e caffè ben miscelati.

Mi guarda e dentro di me si accendono desideri alcolici di ron invecchiato, una foglia di menta da succhiare sulla lingua...un'endovena di mojito.

Capisce di malizia e mi si sdraia accanto appoggiando la testa obliqua sulla mano piantata a gomito nella sabbia, sinuosa come un'isola caraibica che si snoda da l'Havana a Santiago.

Vento che inizia a gonfiarle i capelli.

Occhi verdazzurro di maremozioni e biancospiagge mozzafiato di Varadero e un sorriso di spuma di mare e zigomi alti e sinceri.

Celìa ha curiosità di luce bambina come i vicoli variopinti di Trinidad e sogni agili e leggervolanti come un tocororo tricolore, che sfreccia veloce tra le palme dei pensieri.

Sguardo di dignità assoluta...la mia Che di Santa Clara e labbra grosse e carnose sensuali come una rumba cubana...una cattedrale sconsacrata, sudata di messa ritmo-africana nuda sull'altare.

Celìà ha parole dulcamare e meticce di miele creolo e pepe verde...d'Africa e d'Europa che fanno l'amore nel Golfo.

Mi bacia, labbra su labbra, come una mariposa su zenzero di giglio bianco.

La spingo di schiena sulla sabbia...le sono leggero e addosso...la guardo negli occhi riflessi di cielo e mare.

Lo stesso sguardo che rivedo ogni volta che mi volto se sono fermo ad un semaforo con il mio almendròn rosso degli anni cinquanta.

Lo stesso sguardo che ha quando danza per me un ritmo tribale che non so ballare.

Lo stesso che ha quando guardiamo i tramonti affogati di Caraibi nel vento tiepido delle primavere di Cuba.

Uno sguardo fisso persistente su di me...come se volesse chiedermi se siamo reali senza dire una parola.

Celìa, nome di cielo e paradiso terrestre.

Celìa voce sussurrata a letto.

Celìa mani danzanti.

Celìa! Celìa! Celìa!

La mia fiamma di perla bruna della citta dei Cento Fuochi.