"...il fragore del tuono la svegliò di soprassalto. Appena qualche istante per capire, per rendersi conto di essere sveglia per davvero, poi la vista, che andava man mano ridefinendo l'ambiente, ricompose quella che inizialmente era una sagoma sfocata contro la grande vetrata posta proprio accanto al grande letto. L'uomo, di spalle, guardava l'esterno e le gocce di pioggia insistenti che colavano...una mano poggiata al vetro. Il ritmico ticchettio della pioggia scompariva solo in presenza del tuono in lontananza...così come la penombra blunotte della stanza svaniva alla luce del lampo. Si alzò, il fruscio delle lenzuola tradì la sua presenza all'uomo. Lui non si voltò ma inclinò il capo, segno che aveva sentito. Il capo di lui tornò nella posizione iniziale mentre lei faceva passare il braccio destro intorno all'anca di lui, il sinistro sulla sua spalla sinistra. Lui si girò senza dire nulla, lei fece per esprimere il suo sentimento ma il dito di lui, con dolcezza, lo fermò sulle labbra di lei. Lui disse :"...tutto ciò che esiste ha un nome...tutto ciò che ha un significato lo possiede...l'unico scopo della vita di un uomo è avere la fortuna di aver dato un nome a tutto ciò che dona importanza alla sua esistenza prima di morire". I loro sguardi si fusero in un tempo sideralmente infinito, il seno di lei tocco il suo torace, e la sua coscia s'infilo, precisa tra le gambe di lui...il tutto stretto in un abbraccio...lei pose il mento sulla spalla del suo uomo e lesse, sul vetro appannato...VILSIA!

...la pioggia scendeva..."